venerdì 8 gennaio 2010

"Tutto il calcio" fa 50 anni, quando il pallone si guardava con le orecchie

"Per coloro i quali si ponessero solo ora davanti ai diffusori", questa frase non significherà nulla. Perché oggi i diffusori sono dolby surround, e l'affanno di Del Piero ti arriva alle spalle, tu steso sul divano con la frittata di cipolle, e lui lì a faticare come un matto. Domenica sera c'è Juve-Milan, e il 10 gennaio 1960 era invece Milan-Juve: il sorteggio ha scelto l'appuntamento perfetto per festeggiare i 50 anni di storia di "Tutto il Calcio minuto per minuto". Voci che arrivano dalla radio, e non è esercizio nostalgico mettersi lì a guardare con le orecchie una partita di pallone. E' una tradizione, caso mai, italiana fino al midollo. Di quelle che stanno piano piano mescolandosi ai clichè più stantii, tipo la vecchia solfa delle mezze stagioni. Ma questo weekend cade davvero a mezza stagione, e Juve e Milan staranno lì inquadrate da un milione di telecamere arrampicate su ogni pizzo di stadio, come una volta erano cucite su una voce sola che valeva per tutti.
La prima, da Milano, fu quella di Nicolò Carosio, e a Bologna c'era Enrico Ameri. Negli anni l'etere ha accolto altri nomi, creando miti, stampando ricordi, lasciando che un timbro di voce facesse il racconto ancor più del racconto stesso. Sandro Ciotti, Nando Martellini, Alfredo Provenzali, Ezio Luzzi, Beppe Viola, Andrea Boscione, Everardo Dalla Noce, Claudio Ferretti, Bruno Gentili, e poi gli attuali Tonino Raffa, Riccardo Cucchi, Emanuele Dotto, Filippo Corsini…Un teatro della domenica, un rito pagano che spaccava il pomeriggio italiano e lasciava le strade libere, e la gente assopita sul divano a lasciarsi affabulare con gli occhi socchiusi. Un solo orario. Figurarsi che agli albori il racconto partiva dal secondo tempo, per lasciare ai tifosi la decisione lastminute: su, andiamo allo stadio! Quello sì che era sacro. Se avessero proposto, allora, di infilare una partita a mezzogiorno per ingraziarsi il palinsesto cinese, sarebbe stata rivoluzione. E invece la tv ha usato il guanto di cashmere, si è infiltrata ed è diventata un'abitudine totalizzante: diretta gol, Sky, il digitale terrestre, anticipi e posticipi, le telecamere negli spogliatoi, i "bordocampisti"…
Quello era un altro gioco, fatto di invenzioni senza urla. Se non c'era vento la "ventilazione era inapprezzabile", se il Catania andava in vantaggio sull'Inter era "clamoroso al Cibali". Ciotti indossava colletti altissimi ma non aveva ancora la voce grattugiata dalle 14 ore di diretta filata delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, che poi ne avrebbe fatto carne da macello degli imitatori. Il 17esimo minuto non esisteva: diventava "il minuto che intercorre fra il sedicesimo e il diciottesimo". Si prendeva la linea con garbo ("vogliate scusare, all'undecimo si è portata in vantaggio la Spal") o con veemenza ("Scusa Ameri, ma ti devo interrompere"). Erano tempi strani quelli, con gli "spalti gremiti ai limiti della capienza", altro che crisi. Il portiere parava, o tutt'al più "abbrancava in presa e si accingeva al rinvio", e la diagonale era solo una roba geometrica, semplicemente "si retrocedeva a protezione dei 16 metri". Oggi i bagliori dell'HD hanno costretto "Tutto il calcio" a organo d'informazione dei tifosi in transito, gli automobilisti che ancora non guidano guardandosi gli highlights sull'Iphone. Saranno loro a festeggiare davvero i 50 anni di pallone radiofonico, domenica sera. Pensando che il 10 gennaio 1960 di sera in tv c'era al massimo Carosello. Ma questa sì, è inutile nostalgia.
di Picci