mercoledì 2 dicembre 2009

Fratelli di un calcio minore

Quello che state per leggere è quanto accaduto l’ultima volta che sono stato col Nero all’ “Ugo Gobbato” (1) per sostenere il MagicoPomi (2). Ovviamente i dialoghi si sono svolti in napoletano, ma, essendo questo blog rivolto a un pubblico internazionale, troverete la traduzione in italiano.

Era una piacevole domenica autunnale e i granata ospitavano il Fasano. Dopo neanche mezz’ora di gioco i pugliesi stavano vincendo per 2 a 0 e questo generava un certo malumore sugli spalti. In particolare avevano richiamato la nostra attenzione le urla che Don Peppe, un uomo sulla cinquantina, rivolgeva all’ala destra locale, colpevole di essere troppo vicino alla tribuna per motivi puramente tattici.

Don Peppe consigliava a gran voce al ragazzo di abbandonare il calcio in quanto aveva intravisto in lui le qualità del grande calzolaio (3), quando fu interrotto da un uomo dalla camicia improbabile e i capelli rossi che, spacciandosi per suo nipote, lo invitava a dare un taglio alle critiche (4).

Il maturo spettatore, forse indispettito dalla speranza disattesa di abbracciare il nipote, rispose al rosso di non interessarsi della vita privata altrui (5) e diede inizio ad un’animata discussione che, un po’ alla volta, aveva messo in secondo piano lo svolgere della partita fino a quando, utilizzando una lapidaria espressione napoletana, ‘on Peppe chiese alla piccola folla che lo tratteneva chi fosse costui che si presentava dinanzi a lui con fare spavaldo (6).

In effetti, chi era quest’uomo dalla camicia improbabile che stava rischiando la vita per difendere un’ala destra che, oltre tutto, stava giocando maluccio? La risposta contiene tutta la magia dei campi polverosi di provincia: l’uomo dalla camicia improbabile era il fratello dell’ala destra.

La notizia tramutò una rissa da stadio in un dibattito etico e morale sui diritti dei parenti dei calciatori. Mentre Geruzz, Nicola e Totore Buttiglione esprimevano il loro parere e mentre noi trovavamo conferma della parentela nell’evidente somiglianza tra il numero sette e la camicia improbabile, ‘on Peppe chiuse la discussione appellandosi ai suoi sacrosanti diritti di consumatore e sportivo: “Uagliò… je agg pavat o’ bigliett… e dico chell che voglio je…”

Per la cronaca, il MagicoPomi ribaltò il risultato. Vincemmo 3 a 2.
(1) Stadio Comunale di Pomigliano D’Arco (NA)
(2) Pomigliano Calcio 1920, attualmente militante nel girone H di Serie D.
(3) “Scarpàààààààà”
(4) “O’zì mò a vulit fernì nu poc e ce facit verè a partit ‘ngrazia e’ Dio?”
(5) “Ma tu pecchè nun te fai e’ cazz tuoje?”
(6) “Né ma chist chi cazz è?”

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