sabato 9 maggio 2009

Napoli vs Sporting Lisbona

Sembrava solo una solare giornata di inizio autunno del 1989. Io avevo appena tolto il grembiule ed ero seduto a tavola con papà, mamma, Saverio, nonna e zio Salvatore. Non ricordo esattamente cosa ci fosse nel piatto quando mio zio mi disse: “Antò, vuò venì o’stadio oggi?”

Nel 1989 avevo 10 anni ed ero all’apice della mia carriera di PEC (1). Il calcio rappresentava una delle massime priorità della vita e sarebbero passati ancora alcuni anni prima che la gnocca avesse compiuto lo storico sorpasso.

Appuntamento impedibile per i PEC erano i magici mercoledì di coppa: maratone televisive in cui potevi assistere a partite con squadre dai nomi esotici e scoprire nuovi talenti del calcio mondiale. Di solito si iniziava dopo pranzo con un Vitosha Sofia vs Milan, per poi passare il pomeriggio facendo i compiti davanti a Roma vs Partizan Belgrado, fare merenda con pane, pomodoro e Malmoe vs Inter, cenare davanti alla diretta di Juventus vs Athletic Bilbao e crollare esausti durante la differita di IFK Norrkoping vs Sampdoria.

Tuttavia, nonostante il mio tesserino di PEC, ancora non ero mai stato allo stadio e il San Paolo rappresentava per me una sorta di monumento sulla strada verso l’Edenlandia (2). Ogni volta che ci passavamo con la macchina e mia madre me lo indicava, io poggiavo le mani sul vetro del finestrino e sognavo sforbiciate e contropiedi in quel tempio vuoto ma, non so perché, non pensavo mai che un giorno ci sarei potuto entrare per davvero.

Quel giorno fu mercoledì 27 Settembre 1989. Il Napoli affrontava lo Sporting di Lisbona per la Coppa UEFA. Ricordo che la prima cosa che mi colpì fu il verde brillante del prato, e poi lo spettacolo. Il calcio è l’unico spettacolo in cui lo spettatore esce di casa senza sapere se assisterà a un dramma o a una commedia e il dubbio può durare fino all’ultimo minuto, proprio come accadde quel giorno. La partita terminò con lo stesso risultato dell’andata: 0 a 0. Si andava ai tempi supplementari e, se da un lato mi dispiaceva di non riuscire a vedere l’esplosione del gol, dall’altro ero contento che quello spettacolo durasse il più possibile. Ai calci di rigore compresi che non ero l’unico al mondo ad avere bizzarri riti scaramantici e, quando Careca si avvicinò al dischetto e si alzò il coro: “Carè Carè Carè… tira la bomba tira la bomba…”, capii che in quel luogo ci sarei sicuramente tornato.

E ci tornai. Da allora sono stato tante volte a una partita di calcio in tante città diverse: Napoli, Roma, Milano, Piacenza, Copenaghen, Tallin, Rio de Janeiro… ma andare per la prima volta allo stadio e vedere Maradona fu come andare per la prima volta all’opera e ascoltare Mozart.


Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente. (3)

(1) Piccola Enciclopedia Calcistica.
(2) Lo stadio San Paolo si trova nelle vicinanze dell’ Edenlandia, il luna park di Napoli.

(3) Tratto da “Febbre a 90°” di N. Hornby


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