mercoledì 21 settembre 2011

Un attempato piemontese in tuta

Non sono mai stato un estimatore di Gasperini. I miei amici e il mio barista ne sono testimoni. E mi spiace scrivere questo post adesso che anche un famoso dietrologo come Sconcerti può cantare all’alba sulla munnezza. Ma credo che Gasperson entri di diritto nella galleria degli allenatori improbabili dell’Inter (si mormora esista una pinacoteca dedicata alla Pinetina)

In realtà il primo di cui si abbia memoria è Corrado Orrico e la sua gabbia (oggi utilizzata per la coltivazione del mate di Zanetti e Cambiasso), seguito da Roy Hodgson (“Roberto Carlos è indisciplinato tatticamente”), Lucescu, Marini, Suarez, Castellini, Verdelli e Zaccheroni.

Ma di questi fenomeni parleremo in post dedicati. Oggi vorrei cristallizzare i cinque capolavori di questa new entry della pinacoteca. Ma prima è doverosa una…


PREMESSA

Con l’aiuto di Aramis, Massimo Moratti è finalmente riuscito a fuggire dalle segrete dove il fratello omozigote l’aveva rinchiuso con l’ausilio dei Boys SAN. Dopo aver indossato la maschera di ferro per tutti questi anni, non vedeva l’ora di ripartire da dove era rimasto: Zaccheroni e il 3-4-3.

Dopo aver appreso con disappunto del cambio di residenza di Zac da Cesenatico a Tokyo, è iniziata la ricerca del sostituto. In questa fase, era già evidente che Massimo fosse tornato agli splendori degli anni ’90. Leonardo si, Leonardo no, Leonardo gnamme, se famo du spaghi. Bielsa che non allenava una squadra di club da quando Ronaldo era un Fenomeno (1998). Ha proposto la panchina dell’Inter anche a me ma purtroppo mi ero già iscritto a un corso di fotografia per quest’inverno. Insomma l’unico che ha accettato è stato Gianpiero Gasperini. Giustamente: quest’uomo in vita sua ha giocato a Pescara e Salerno e allenato Genoa e Crotone. Dopo aver verificato che non fosse uno scherzo di Sliskovic, è svenuto (notate i gagliardetti appesi in casa :)

Mentre Lucio e Maicon si telefonavano in spiaggia per capacitarsi che li avrebbe allenati uno a cui tremano le gambe nel sottopassaggio dello Stadio Adriatico, Moratti continuava nel suo scarabocchio.

Da che la palla è rotonda, ha pensato Massimo, nel trequattrotre si gioca senza trequartista. Inoltre sembra che tutti vogliano darmi un sacco di soldi per questo nano olandese. Adesso lo metto all’asta, lo vendo per un pacco di soldi e nel frattempo compro il Kakà argentino per quattro pesos. Lo sapevo che sarebbero servite tutte quelle partite a PC Calcio, continuava a pensare Massimo.

Peccato non avesse mai giocato a Risiko, perché forse avrebbe conosciuto il Daghestan, l’Anzi e quel magnate russo che si è presentato a San Babila con un barile di soldi e vodka per Eto’o. Partito il camerunense, l’argentino faceva kakà (*) e Massimo si è reso conto che non poteva vendere anche il nano olandese se non voleva far scoppiare la rivolta nell’atrio di Palazzo Durini.

Riassumendo, Gasperini è arrivato alla Pinetina come la quarta scelta di Moratti, si è trovato una squadra diversa da quella che si aspettava ed era già tanto che Samuel gli rivolgesse la parola.

Non è una giustificazione ma un’attenuante che dovremo tenere in considerazione nel corso della nostra analisi. Partiamo con la…


DIFESA

La difesa a tre è una garanzia” Gianpiero Gasperini, 10 sett 2011.

La difesa a tre non è una garanzia ma un azzardo che puoi permetterti solo se hai tre cristi di uno e novanta che sanno toccare la palla di destro e sinistro. Tant’è che in supercoppa aveva iniziato con Ranocchia, Samuel e Chivu. Poi alla prima di campionato il primo colpo di genio: Zanetti centrale con Samuel, Lucio e Miccoli che non giocava cosi bene dai tempi della Ternana. Qualcuno gli spiega che a memoria d’uomo nessuno ha mai vinto il campionato con la difesa a tre (se non culone Zac che infatti poi è andato ad allenare Holly e Benji) e con il Trebisonda schiera quatto uomini per farci contenti. Al gol di Celustka ride sotto i baffi e pensa: avete visto? Inizia a rifare la supercazzola sulla fase difensiva e la fase offensiva, e contro la Roma e il Novara torna alla difesa a tre. Per la felicità di Rigoni e Meggiorini.


CENTROCAMPO


Spero per lui che Obi si riveli un fenomeno. Perché in 5 partite l’ha fatto entrare due volte e l’ha schierato titolare tre volte. E un po’ dappertutto. In Supercoppa era partito col centrocampo a cinque: Zanetti, Motta, Stankovic, Obi e Alvarez bruciato come paglia dopo un’ora di gioco. Con il Palermo e il Trabzonospor era passato a quattro centrocampisti, con Snejder prima in panca e poi in attacco. Finalmente con la Roma è riuscito a capire come si usa il trequartista e abbiamo giocato col centrocampo a cinque. Questa soluzione tattica deve essergli sembrata troppo equilibrata perché col Novara è tornato a schierare quattro centrocampisti tra cui Snejder. Un suicidio.


ATTACCO

Snejder […] lo considero nel ruolo degli attaccanti” Gianpiero Gasperini, 10 sett 2011

Molte delle suddette genialate erano legate a questa sua convinzione. La realtà è che per lui, il nano olandese, era come la bomboniera di un matrimonio: non sapeva cosa farsene. E quindi lo utilizzava come il prezzemolo: mettendolo un po’ ovunque. In Supercoppa l’ha schierato in attacco al fianco della buonanima di Eto’o e ha anche segnato. Ma evidentemente non l’ha convinto. Perché all’esordio in campionato l’ha sbattuto in panca schierando Forlan, Milito e Zarate, meglio noto come il “Cassano della pampa” (G.P.). Un giocatore con la fragilità emotiva di un tredicenne brufoloso sostituito dopo mezz’ora di gioco alla prima di campionato. Dopo Alvarez, un altro bruciato come la paglia.

Tutto questo mentre la pelle del deretano del centravanti della nazionale diventava relativamente più spessa in responso a una ripetuta frizione sulle panchine degli stadi italiani: Pazzini faceva i calli a culo.

Ma il colpo di classe l’ha fatto contro il Novara: si sta evidentemente giocando il posto, la sua credibilità nello spogliatoio è ai minimi storici, l’ambiente è sotto una pressione di 10 atmosfere e lui cosa fa? Fa esordire in campionato un olandese di 19 anni: Luc Castagnos. Sostituendolo alla fine del primo tempo.

Dopo Alvarez, Zarate e Pazzini, un altro bruciato come paglia. Un piromane.



Riassumendo, Gasperini non ci ha capito un cazzo.

Non è tutta colpa sua: lui ha allenato e giocato solo in provincia. Si è trovato a San Siro e ha provato a fare la (sola?) cosa che gli riesce meglio: sto cazzo di tre quattro tre. Con tutti i suddetti annessi e connessi. “Ma mentre in provincia si corre e ci si ammazza, ci si spompa perché io sono Mesto, sono Rossi, sono Juric e sono un pippone e quindi devo correre come un disperato su quella cazzo di fascia per attaccare e coprire, devo dare 500 polmoni per attaccare e tornare in difesa, a centrocampo mi inserisco e corro a 500 all’ora dietro, perché ho fame, mi devo affermare, voglio che l’Inter mi compri... questo NON si può applicare se all’Inter ci sei già. Col cazzo che mi rigavettizzo per un attempato piemontese in tuta” (G.R.)

Ciao Gasperson, vogliamo ricordarti cosi.




(*) perdonatemi, è stato più forte di me.

1 commento:

  1. Quando lo mise sotto contratto Moratti festeggiai con una pizza glutenfree: "Meno male, se zompa Mazzarri non ce lo possiamo prendere noi...". Scampato pericolo

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